Con queste parole Anna Di Matteo, Critica d’arte freelance, racconta il mio lavoro:

“Pitture e sculture tessili”, così si potrebbero chiamare le sue opere che non trovano una collocazione nè una categorizzazione, sguizzano e scalpitano vivaci al di fuori di schemi e definizioni con la magia della loro dolce e viva spontaneità.  

Francesca lavora alle sue creazioni utilizzando tecniche e materiali che evocano in qualche modo l’universo femminile; tessuti, bottoni, fili e grovigli si uniscono a creare opere che non sono proprio pitture perché hanno tre dimensioni. 

Bamboline da prendere in una mano, da toccare, esplorare. Viene proprio voglia guardandole di sentire e percepirne ogni groviglio, ogni sensazione data dagli elementi poveri che le compongono : pezzi di tessuti, spaghi, perline, segni cuciti

Molte delle “illustrazioni tessili” di Francesca possiedono sembianze femminili, basta guardare alle sue Ma-donne.  Il ma privativo  racconta forse la loro non categorizzazione, la loro non- religiosità. Ma loro sono donne che si impongono come urgenze sottili alle mani dell’artista, che si plasmano in atti creativi i quali non possono dirsi conclusi finche le sembianze necessarie non sono state raggiunte. È come se fossero loro a spingere fuori, per prendere finalmente vita: tante donne in un’unica donna. Le linee, le forme, i grovigli, suggeriscono ed evocano anche territori e paesaggi della città dell’artista (Gubbio). Piccoli visi, lunghi capelli, corpi affusolati e sguardo fermo. Queste donnine così piccole sembrano invece imporre ad alta voce la loro urgente presenza e raccontarsi mantenendo un filo diretto tra loro e chi le osserva, sempre tornando ad evocare il racconto, la parola, la scrittura, la comunicazione che toglie i margini e avvicina l’opera a noi stessi e al nostro mondo interiore, e quando l’arte riesce a fare questo, è davvero bello.