
Il mio lavoro mi offre anche l’opportunità di fare dei laboratori creativi con i bambini. Così mi ritrovo venti occhietti brillanti, curiosi e fissi su di me che si domandano cosa farà fare loro questa nuova maestra.
Hanno sei anni e sono meravigliosamente piccoli.
” Io non sono la vostra maestra, chiamatemi Francesca, faremo delle cose divertenti insieme, come usare colori e pennelli, carta e foglie del bosco e colla”
Continuano a chiamarmi maestra e io li lascio fare, non sanno che anche io vorrei chiamarli maestri.
Infatti, sono piccoli inconsapevoli maestri di vita, di gioco, di luce negli occhi.
Iniziamo a dipingere un albero..” Come si fa l’arancione? E il rosa? E il marrone? Il nero lo posso usare? Maestra ma il verde come si fa?”
Sono velocissimi i bambini, non ci stanno tanto a pensare. Dipingono il loro albero e poi ci ritroviamo a terra, perché i tavoli non ci bastano, a mettere i colori sul foglio, a chiuderlo e scoprire poi cosa esce fuori.
Le macchie di colore illuminate dal loro sguardo prendono vita e diventano qualcosa, qualcuno. Si meravigliano, non sapevano che era così facile far comparire sui loro fogli samurai, farfalle, automobili e chissà cos’altro.
Trafficando con fogli, colori e scottex per arginare i danni del nostro furore creativo incontro un poeta. Un gentile, serio e piccolo poeta.
Mi dice ” Guarda, un uomo che suona..” una macchia azzurra e gialla è ora diventata una storia e si, lo vedo anche io un uomo che suona , di spalle ed è talmente chiaro che mi sembra quasi di sentire anche la sua melodia.
E così il suo albero è ” la natura che fiorisce ” e posso sentire il profumo della primavera.
In due ore quel serio e buono bambinetto mi ha riempito di suggestioni e colmato di lieve poesia.
Lo ringrazio segretamente nel cuore.
Al secondo incontro facciamo un autoritratto dipingendo e usando anche i materiali di recupero che abbiamo.
Il piccolo poeta piange in silenzio quando un altro bambino gli prende dalle mani la stella di plastica che aveva scelto per il suo lavoro. Ma la lascia andare.
Si asciuga le lacrime silenti e mi guarda. Facciamo una stella di carta e lui la mette proprio sopra la sua testolina.
” Maestra, a me piace tanto dipingere… maestra, ma non lo mettiamo il titolo?..io voglio intitolarlo.. il mio mondo..”.
Guardo il suo ritratto e penso che quel titolo abbinato a quel lavoro è una vera poesia. E’ tutto lì, un piccolo mondo, un piccolo bambino, un grande mistero.