Francesca

Da bambina amavo aggiustare le cose

By 25 Aprile 2014 No Comments

Da bambina amavo aggiustare le cose che si rompevano in casa e sciogliere i nodi che si formavano nei fili di lana tra i gomitoli intrecciati nello stesso cesto.

Poi ho scoperto l’ago, i fili, i tessuti.

 Mia madre, quando doveva uscire e doveva lasciare me e mia sorella sole in casa, per essere sicura che non saremmo andate a cercare guai, ci rovesciava una scatola di ritagli di stoffa sul tavolo, e quando rientrava ci trovava ancora attorno al tavolo con le mani che cercavano di costruire infinite storie, con i tessuti di ogni colore e con le forbici “da grandi” e gli aghi che usavamo come una bacchetta magica.

 Crescendo la mia idea di mondo, di vita, di casa e di me stessa ha continuato a passare attraverso l’elaborazione dei materiali.

Non posso prescindere dall’usare le mie mani ( anzi a volte loro usano me ) e la mia sensibilità come fossero occhiali dalle lenti colorate.

La mia visione della realtà passa attraverso queste lenti che indosso ormai come una seconda pelle.

 A volte non so dove vado a parare, sento un’urgenza a fare, a creare, e lascio che tutto accada. Altre volte, nasce un’idea da qualche parte nella mente e mi metto a cercare il modo di realizzarla.

Il mio è un lavoro “duro”, perchè le antenne sono sempre all’erta, a captare suggestioni, ad ascoltare i suggerimenti interiori. E poi tutto si trasforma in qualcosa di tangibile, riconoscibile.

 Credo che potrei, se fosse necessario, fare anche altri lavori, che non hanno niente a che vedere con l’arte, con la creatività. Ma non potrei evitare mai la poesia degli oggetti, mi farei colpire comunque dalla freccia di un’opera d’arte, valuterei comunque il mondo da questa prospettiva.

Forse è semplicemente essere se stessi, e questo credo valga per tutti.

 Mentre giocavo coi tessuti nella cucina di casa ero contenta, e quando finivo il “lavoro” mi sentivo compiuta anche io. Questa cosa accade anche ora che sono grande e faccio questo di mestiere.

 Ho la pretesa di pensare che chi acquisti qualcosa che ho creato a qualche livello intuisca tutto questo, e ho la pretesa ancora più grande di accendere logiche connessioni sotterranee che riportano dolcemente a casa.

 

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